La notizia è rimbalzata dal sito ufficiale del Cavallino: sarà Fernando Alonso lo starter d’eccezione dell’edizione numero 82 della 24 Ore di Le Mans, in programma sul mitico circuito della Sarthe il 14 e 15 giugno. Il pilota della Scuderia Ferrari sventolerà la bandiera che segna il momento simbolico del via. L’Automobile Club de l’Ouest ha voluto invitare Alonso quale esponente di punta della Ferrari, che tanto ha rappresentato nella storia di Le Mans, e anche in funzione delle ripetute attenzioni del Presidente Montezemolo nei confronti delle tecnologie e dello sviluppo legato a questa competizione.
Ma la domanda da porci è: sarà solo una visita di cortesia o sotto sotto c’è qualcosa che brucia sotto le ceneri? Già perché quando si accosta il nome Ferrari alla 24 Ore più famosa al mondo vuol dire rischiare di riaccendere un fuoco che arde fin dalle origini della Casa di Maranello e forse mai del tutto sopito. Di fatto, c’è stato un tempo in cui la Ferrari e Le Mans erano legati a doppio filo. Non è certo un mistero che gran parte della fama delle berlinette del Cavallino sia legata alla sbalorditiva vittoria della 166 MM di Luigi Chinetti e Peter Mitchell-Thomson nel 1949. Da allora altre 8 volte le Rosse hanno tagliato per prime il traguardo nella massacrante maratona francese, ma l’ultima risale addirittura al 1965, quasi 50 anni fa. Anzi, quest’anno ricorre il 50 anniversario della vittoria della 275 P di Nino Vaccarella e Jean Guichet. E se vogliamo, proprio questa è l’ultima vittoria di una vettura ufficiale della Ferrari, perché in quella tesissima edizione 65, passata alla storia come prima vera sfida fra Ferrari e Ford, nella falcidie di guasti che fermarono anzitempo i rispettivi squadroni, a salvare l’onore del Cavallino ci pensò la 250LM di Jochen Rindt e Masten Gregory iscritta dalla scuderia privata NART. Da allora, nonostante gli sforzi prodotti, almeno fino al 1973 nel mondiale sport, non si è più visto trionfare nella classifica assoluta una Rossa a Le Mans. Restano le soddisfazioni raccolte in classe GT, l’ultima delle quali nel 2012 con la 458 Italia dell’AF Corse e soprattutto la vittoria nella classe LMP1 con la 333 Sp del team Risi (8. posto assoluto, in un’edizione in cui i regolamenti favorivano marcatamente le vetture di classe GT1). Eppure qualcosa si muove, Anche Montezemolo, che nel 2009 ha preceduto il suo pilota nel simbolico e prestigioso ruolo di “mossiere” della classicissima francese, aveva lasciato trapelare una certa nostalgia dalle parti di Maranello, nonostante ormai da tempo in Ferrari si parli solo di F.1.
Già in passato, al fine di ottenere maggior peso politico ogni qual volta le cose stavano prendendo una piega poco gradita in quel di Maranello, il Grande Enzo è spesso ricorso ad armi ricattatorie, paventando lo spettro di un’uscita di scena dal magico Circus Iridato a favore di qualche altra disciplina agonistica. Basti citare l’esempio della monoposto di F. Indy realizzata nel 1988 al solo scopo di ottenere dalla FIA un nuovo regolamento tecnico che sancisse il ritorno ai motori aspirati dopo gli anni di magra dell’era turbo. Un ritorno a Le Mans quale Exit Strategy da una odierna Formula 1 sempre più amara e avara?