“E’ un tracciato tortuoso? Tanto meglio: per me vuol dire che è pieno di risorse!”
(Tazio Nuvolari)
“E’ un tracciato tortuoso? Tanto meglio: per me vuol dire che è pieno di risorse!”
(Tazio Nuvolari)
Addio Sir Jack, discreto e caparbio tri-campione del mondo, per sempre capostipite delle più importanti rivoluzioni motoristiche nella storia della Formula 1.
Primo iridato in un team di assemblatoti inglesi, “garagisti” come li definì con tono sprezzante Enzo Ferrari, quando nel 1959 portò al titolo iridato la minuscola Cooper Climax in un mando fino ad allora dominato dai grandi nomi italiani, tedeschi e francesi. Sarà anche il primo successo di una monoposto a motore posteriore: un verdetto che destinato a passare alla storia, soprattutto per aver clamorosamente smentito un’altra celebre frase del Grande Vecchio di Maranello, convinto assertore del motto “mai mettere il carro davanti ai buoi”. Un sodalizio, quello fra Jack Brabham e il team di John Cooper, che saprà ripetersi anche l’anno seguente, costringendo tutti gli altri costruttori, Ferrari compresa, a correre ai ripari e da quel momento in F.1 vedremo solo monoposto con il motore posizionato alle spalle del pilota.
In questo straordinario elenco di “prime assolute” c’è anche un record che lo vede tutt’ora come unico pilota ad essere riuscito a laurearsi campione del mondo al volante di una vettura autocostruita, riuscendo in un’impresa in cui tanti nomi prestigiosi falliranno: da Bruce McLaren a John Surtees, da Emerson Fittipaldi a Arturo Merzario. Con quella monoposto che porta il suo nome Jack Brabham è colui che inaugura una delle formule regolamentari più riuscite della storia della massima formula: quella del motore 3 litri aspirato che farà la fortuna dei team inglesi e che inaugurerà una delle epoche più radiose del motorsport. Anche quel clamoroso trionfo ebbe il suo bis iridato, ma questa svolta a centrare l’obiettivo non sarà il grande capo ma il suo burbero e taciturno scudiero, Dennis Hulme. Uno “smacco” che il campione australiano non digerirà mai del tutto.
Dopo di allora solo una vita lontano dai riflettori condita da piccole delusioni: dall’uscita di scena dal team che porta il suo nome, all’abbandono delle corse, alla carriera senza grossi acuti dei suoi tre figli (Gary, Geoff e David Brabham), ai problemi con il fegato che lo hanno accompagnato fino all’epilogo.
C’era una volta il Mugello Stradale: una sorta di Nurburgring di casa nostra, disegnato sulle statali dell’appennino toscano, attraverso passi che suonano ancora leggendari: come la Futa, o il Passo del Giogo, un insieme unico e irripetibile di curve e saliscendi mozzafiato, luoghi che hanno segnato la storia delle corse. Ancor prima che la via Cassia fosse stabilmente inserita nel percorso della 1000 Miglia, questi tornanti propiziarono una gara su strada ispirata alla celebre Targa Florio, su un tracciato di oltre 60 km ricavato fra San Pietro a Sieve, Scarperia, Firenzuola e ritorno. La prima edizione, in realtà una gara di regolarità, venne organizzata nel 1914. Il Circuito del Mugello entrerà stabilmente nel calendario agonistico nel corso degli anni 20 e fu teatro dei primissimi successi sportivi del marchio Alfa Romeo. Poi un lungo periodo di oblio. La gara tornerà solo nel ‘55, su un circuito ridotto, e a vincere sarà la Ferrari di Umberto Maglioli, forse il più grande stradista di tutti i tempi. (altro…)
“Monza ’58? Gran bella gara. Non è morto nessuno.”
(Juan Manuel Fangio)
“Se hai tutto sotto controllo significa che non sei abbastanza veloce.”
(Mario Andretti)
“Io non sono destinato ad essere secondo o terzo. Sono destinato a vincere.”
(Ayrton Senna)
“Ci sono due cose che l’uomo non ammetterà mai di non saper fare: guidare e fare l’amore” (Stirling Moss)
“Se cerchi il limite, ogni tanto devi superarlo.”
(Gilles Villeneuve)
I valori dello sport quali strumenti per combattere il disagio sociale e la criminalità giovanile. E’ questo il nobile obiettivo della Fondazione Laureus, che grazie al sostegno di aziende prestigiose quali Mercedes-Benz, organizza in tutta Europa programmi di recupero per ragazzi provenienti da contesti socialmente difficili.
Tanti i nomi prestigiosi dello sport coinvolti in questo progetto, da Aldo Montano a Francesca Piccinini, ma anche tutor d’eccezione del calibro di Fabio Capello. Il CT della nazionale russa di calcio ha incontrato i ragazzi della “Polisportiva Laureus” sorta all’interno dell’istituto Don Bosco di Roma, fornendo loro preziose nozioni riguardanti il gioco di squadra, l’importanza della disciplina, e il pieno rispetto delle regole.
Si chiama “downsizing” l’ultimissima tendenza dell’industria automobilistica, e l’edizione 2014 del Salone di Ginevra non poteva che tarne l’ennesimo testimonianza.
Non parliamo solo del Baby Suv targato Porsche o dell’inedita Renegade, la prima autentica Jeep compatta.
Al Motorshow sono state soprattutto le city car a farla da padrona, a cominciare dalle rinnovate proposte di un sodalizio che si riconferma anche per gli anni a venire. Toyota e il gruppo PSA lanciano così in simultanea il loro gioiello comune. Invariati i nomi, ma non certo la personalità, decisamente molto marcata, come ad esempio nel caso della nuova Aygo, con questa decisa X stampata sul frontale… E che dire del simpatico muso della rinnovata C1, che piacerà di sicuro ai più giovani. Infine ecco la variazione sul tema firmata Peugeot, che al solito propone la versione più elegante e raffinata. Un progetto, tre soluzioni e vinca il mercato, visto che lavorare in sinergia consente produrre a costi più contenuti.
Dall’altra parte della barricata, ecco la nuova Renault Twingo, con una linea non proprio originalissima ma di certo più fresca rispetto alla precedente generazione. Opel risponde presentando la versione in stile offroad della compatta Adam: ovviamente l’aggressività è solo una questione di look…. (altro…)