Nurburgring Story, l’Anello del Mito

 

1 agosto 1976. Nurburgring. La Ferrari 312 T2 di Niki Lauda sbanda improvvisamente nell’affrontare la curva Kesselchen: l’urto, le fiamme, l’eroico e tempestivo gesto di alcuni colleghi. Uno degli episodi più noti nella storia della formula uno. E’ il tragico evento che marchierà per sempre il volto del campione austriaco, ma ancor di più segnerà il destino di questa pista assurda e bellissima, che già agli inizi degli anni ’70 era giudicata del tutto anacronistica rispetto ai più elementari standard di sicurezza.

Inaugurato nel 1927, e subito teatro delle più temerarie sfide dei Gran Prix degli anni ruggenti, il circuito dell’Eifel fu motivo d’orgoglio per il Reich, così attento alla risonanza mondiale dei successi dell’industria tedesca in campo automobilistico. L’accesissimo dualismo fra la Mercedes-Benz e l’Auto Union, dominatrici assolute della scena agonistica di allora, raggiungeva il suo apice proprio in occasione della gara di casa. L’eco sinistro del Nurburgring era ormai giunto da tempo anche in Italia quando nel 1935 Tazio Nuvolari conquistò quella che è forse considerata la sua vittoria più grande: lui, solo, con una vecchia Alfa Romeo P3, contro le nove frecce d’argento. Un’impresa impossibile al cospetto di tutti gli assi di allora: Stuck, Varzi, Von Brauchitsch, ma soprattutto Caracciola e Rosemayer, i grandi interpreti di questo circuito. Nurburmaister, maestri del Nurburgring.

Un titolo riservato solo ai grandi campioni: come Nuvolari appunto. Nel dopoguerra Ascari e Fangio saranno i grandi protagonisti di questa pista, autori di imprese quasi incredibili, prodigiose rimonte che solo un circuito così lungo e difficile poteva consentire. Venne poi l’epoca di Stirling Moss, John Surtees, e naturalmente Jim Clark. C’è una foto che lo ritrae mentre vola su una delle celebri gobbe di questa pista: divenne il simbolo stesso della formula uno. Jacky Ickx, Clay Regazzoni e Jackie Stewart furono gli ultimi grandi maestri dell’Eifel, prima che la tragica edizione del ’76 imporrà l’inevitabile stop. Troppo oneroso rendere sicuri 23 km di tracciato, fra vie di fuga e personale di soccorso. Così si è preferito dar vita ad una pista del tutto nuova, che nel 1984 ha salutato il ritorno della Formula uno, e che domani sarà teatro del terzultimo atto della stagione iridata.  Del vecchio circuito, in pratica è rimasto solo il nome: saremo dei nostalgici, chiediamo scusa, ma per noi Nurburgring vuole dire un’altra cosa.

 

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